15.04.2025 / Spazio di Agitazione
È da poco nato il cineforum dello Spazio Di Agitazione! Ogni martedì ci riuniamo per visioni collettive di film e opere audiovisive che riteniamo rilevanti da un punto di vista politico e sociale. L’arte, per noi, è uno strumento politico importante, in quanto offre la possibilità di parlare attraverso codici liberi: ogni artist* crea un proprio linguaggio e ogni spettator* lo interpreta attraverso la propria esperienza e sensibilità. Ogni opera ha dignità, ogni visione offre spunti di riflessione.
Noi attraverso il cineforum vogliamo fare proprio questo, riflettere attraverso l’arte, costruire un momento e uno spazio per ascoltare la voce di qualcun* e da questa fare una riflessione collettiva.
Martedi 15 aprile ci siamo riunit* a Palazzo Hercolani per il primo incontro del nostro cineforum e abbiamo proiettato il documentario del collettivo palestinese-israeliano “No Other Land”.
Il Cineforum dello Spazio di Agitazione inaugura con un’opera intensa e necessaria: un documentario autoprodotto, girato in presa diretta da chi la violenza la vive e la resiste ogni giorno. Un film urgente che mette al centro la testimonianza, la dignità e la lotta di una comunità sotto assedio.
Il film nasce dalle riprese fatte da uno dei registi, Basel Adra, che dal 2019 fino ad ottobre 2023 ha documentato con la sua videocamera la lenta -ma forse nemmeno troppo- distruzione del villaggio di Masafer Yatta, nel distretto di Hebron, in Cisgiordania. Le autorità israeliane, con il pretesto di creare un campo di addestramento militare, stanno demolendo case, scuole, infrastrutture, impedendo l’accesso all’acqua e forzando la popolazione all’evacuazione. Il regista e molti altri abitanti del luogo resistono quotidianamente all’invasione e alla violenza dei coloni che, oltre a utilizzare le armi e la forza, si servono anche di strumenti legali in tribunali non equi.
La resistenza quotidiana contro l’espulsione forzata e la demolizione sistemica delle abitazioni si intreccia con un’inedita alleanza: quella tra Basel e Yuval Abraham, un giornalista israeliano che vuole denunciare le ingiustizie compiute dai suoi concittadini ed aiutare il villaggio nella resistenza. Due prospettive che si incontrano, si interrogano e scelgono di raccontare insieme, sfidando apertamente l’apartheid e la logica dell’occupazione. È una collaborazione che rompe le linee imposte dalla segregazione, che si fa atto politico nel gesto stesso del raccontare insieme. Insieme a Rachel Szor e Hamdan Ballal (che il 24 marzo scorso è stato preso e detenuto dall’IDF per una notte nelle loro carceri), Basel Adra e Yuval Abraham danno vita a questo progetto filmico collettivo, in cui il punto di vista di chi subisce la violenza non viene solo mostrato, ma condiviso.
Con uno sguardo crudo e diretto, il film documenta una realtà invisibilizzata, fatta di soprusi normalizzati e silenzi internazionali. “No Other Land” ci porta nel cuore di questa resistenza silenziosa, in un luogo dove le violenze non sono eventi eccezionali, ma fanno parte della quotidianità. Il titolo stesso – “No Other Land” – ci invita a riflettere. Non è solo una dichiarazione politica, ma un’affermazione affettiva, profonda, quasi intima. Non c’è un’altra terra, non c’è alternativa, non c’è luogo dove rifugiarsi o da cui ricominciare. Questa è la terra a cui si appartiene, che si ama, per cui si lotta. È un grido contro lo sradicamento, contro l’espulsione forzata, contro ogni logica coloniale. È anche un atto di cura, un’affermazione di presenza.
Il film mostra la realtà senza filtri e apre varie riflessioni, tra cui proprio quello dell’importanza dei media, dell’importanza di mostrare, condividere e quindi riflettere. Una volta conclusa la visione abbiamo deciso di parlare tutt* insieme di ciò che avevamo appena visto, di certo non erano una scoperta le violenze e le ingiustizie perpetrate dallo “Stato” di Israele, ma fondamentale è stato vedere quanto sta accadendo dal punto di vista di chi lo sta subendo.
Durante il dibattito che è seguito alla visione, al quale ha partecipato anche il professore di Storia dei paesi del Medio Oriente, sono emersi molti spunti importanti. Ci siamo confrontat* sull’importanza dei media indipendenti e sull’urgenza di non abituarsi a immagini di distruzione, oppressione e sofferenza. Vedere queste realtà attraverso lo sguardo di chi le vive ogni giorno ci aiuta a non cadere nell’assuefazione e a non lasciarci sopraffare dall’indifferenza. Parlare, condividere, raccontare: sono atti necessari, soprattutto quando il silenzio diventa complice.
Abbiamo discusso anche di cosa significhi, concretamente, contribuire alla lotta di chi resiste. C’è chi ha parlato di boicottaggio, chi di informazione, chi della necessità di continuare a creare spazi di dialogo, come questo cineforum. Lo scopo del nostro incontro, infatti, non era solo quello di guardare un film, ma quello di riflettere insieme e creare una consapevolezza collettiva che possa tradursi, ognun*, nelle proprie forme, in azione.
Questa è la direzione che vogliamo dare al nostro cineforum: un momento per pensare criticamente, insieme, attraverso il linguaggio dell’arte. Ogni incontro sarà un’occasione per ascoltare nuove voci, per conoscere realtà vicine o lontane, e per allenarci a guardare con occhi diversi.
“Born in flames” di Lizzie Borden (1983) è il prossimo film in programma, una pellicola underground, a zero-budget, considerata tra i capisaldi del cinema femminista di visione intersezionale. Invitiamo tutt* a partecipare, a portare proposte, idee, dubbi, domande. Lo Spazio di Agitazione è aperto, vivo, orizzontale, in movimento. Vi aspettiamo al prossimo martedì!
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